Adesso tocca a noi: il PGT e la zona 8

Inviato da avatar Mario Sartori il 10-10-2010 alle 17:59 Leggi/Nascondi
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Lunedi  8 ottobre, si è svolto presso il circolo Acli di via Uruguay (Ara Pacis) il quinto incontro dell’iniziativa di Informazione e ascolto sul PGT promossa da Libertà e Giustizia, Legambiente, Arci e Acli e alla  quale ha aderito anche Fondazione RCM.

L’incontro era dedicato in particolare alle ricadute del PGT in zona 8. Erano presenti circa 50 cittadini.

Giancarlo Esposti (Acli) ha coordinato i lavori della serata mentre l’inquadramento del PGT, sia dal punto di vista  generale sia dal punto di vista delle principali ricadute nella zona 8 è stato proposto dagli architetti Marco Engel e Paolo Mazzoleni; è intervenuto il giornalista e scrittore Piero Colaprico;  Nella sua presentazione (vedi allegato)  Marco Engel ha illustrato la struttura generale del PGT mettendo in luce gli elementi di novità introdotti dalla legge regionale 12 del 2005,  la loro declinazione nella proposta di  PGT di Milano ed anche gli aspetti sui quali il Piano non sembra corrispondere pienamente alla legge regionale. A questo proposito la sezione del PGT che presenta le maggiori debolezze è secondo Engel il Piano dei servizi dove manca una vera stima dei servizi necessari, una quantificazione dei loro costi da cui desumere gli oneri che dovrebbero ricadere sugli operatori;  tale mancanza è particolarmente grave relativamente a quei servizi essenziali (ad es.  scuole e cimiteri) il cui dimensionamento si può desumere da dati oggettivi e non può discendere dalla disponibilità dell’operatore o dalla fortunata circostanza che un’iniziativa immobiliare si concretizzi nel luogo e nel momento dove si registra un maggiore fabbisogno di servizi pubblici

Paolo Mazzoleni ha poi inquadrato la zona 8 nello scacchiere della città che l’analisi del PGT suddivide in 5 macro-zone: centro storico, “delimitato dall’impronta delle mura spagnole”, la città ‘reticolare’ ad est, “che unisce i bastioni al recinto ferroviario e che arriva al fiume Lambro per continuare poi fino al fiume Adda”, la zona ovest “la città ‘stellare’ che disegna,  il sistema di spazi aperti e di strade fino a toccare i grandi recinti di San Siro, del Parco di Trenno e del più vasto Parco Sud” ; la zona sud “che collega il centro storico con gli insediamenti agricoli del Parco Sud, caratterizzata dal sistema infrastrutturale storico dei Navigli e dal conseguente sviluppo costruito lineare” e la zona nord  che è caratterizzata “da un importante insieme infrastrutturale (ferrovie più arterie viabilistiche) e che si collega al sistema della Brianza”. 

La zona ovest della città dunque è l’area dei maggiori spazi, dove prevale il vuoto con tante micro-polarità; il piano tratta diversamente la parte di città ben costruita rispetto a quella disordinata e la zona 8 (insieme alla 7) è considerata ben equilibrata soprattutto in ragione della compresenza di importanti aree a parco (Parco sud, bosco in città, parco delle cave) e di quartieri ben costruiti (QT8, Gallaratese).

Il PGT colloca nella zona 8 alcuni dei più significativi ATU (Ambiti di Trasformazione Urbana), ma la gran parte delle aree strategiche sono già costruite o comunque già progettate o disegnate (Cascina Merlata, Area Expo); dal punto di vista urbanistico la realizzazione di questi nuovi poli insediativi-espositivi comporterà un ridisegno della città che, insieme al previsto polo dell’intrattenimento e del tempo libero denominato  West-Park  (zona 7), darà alla zona un carattere di centralità urbana molto diverso dall’originario ruolo di area periferica.

E’ su questa trasformazione, che è già in atto da decenni che il giornalista-scrittore Colaprico ha proposto il suo punto di vista  e la sua testimonianza  su una periferia che era cresciuta restando campagna, acquistando via via prestigio e valore, ma anche via via perdendo un identità che oggi è impossibile ritrovare. Dai piani, dai progetti,  dai tanti cantieri già aperti non si riesce a cogliere quale potrà essere il volto della nuova città, né tantomeno quale ne potrà essere “l’anima”.

Dal dibattito e dagli interventi del pubblico sono emerse numerose domande per i relatori ed anche alcune testimonianze che raccontano dei fattori che hanno portato, nel bene e nel male, questa zona a presentare il volto attuale e a candidarsi a quella nuova centralità che è stata messa in evidenza dalla relazione di Mazzoleni. Tra questi fattori ci sono anche le forze attive del quartiere che sono riuscite nei primi anni 70 ad ottenere che da zona marginale poco servita questa parte della città diventasse una delle meglio attrezzate della città (metrò, linee di superficie, collegamenti alle tangenziali e alle autostrade).  Alcuni interventi hanno messo in luce le contraddizioni del PGT dove si disegnano grandi sistemi e reti della qualità ambientale (come i raggi verdi e il sistema dei parchi ) e dove piani di razionalizzazione come il piano parcheggio danno poi luogo a scampoli di piste ciclabili o a pessime gestioni delle opere programmate.

Anche gli interventi del pubblico, in sintonia con quanto esposto dai relatori, hanno individuato due grandi fragilità del PGT: si disegna una città “ideale” però non ci sono regole per orientare le funzioni e la qualità degli interventi e non c’è una programmazione dei servizi che dovrebbero accompagnare questo tumultuoso sviluppo. Il giudizio di qualcuno è drastico: la nuova città disegnata del piano è fatta su misura degli interessi forti e delle fasce abbienti ed escluderà del tutto i soggetti deboli, anche considerando che il già precario mercato dell’affitto non potrà certo essere risollevato da iniziative che dovrebbero arrivare dalla sola iniziativa privata.

E’ stato anche rilevato che se non c’è, nel piano, un reale approfondimento della consistenza e dell’idoneità dei servizi esistenti e non c’è nemmeno una programmazione dei nuovi servizi necessari, non solo si rischia dunque che i nuovi insediamenti non dispongano dei servizi necessari, ma non ci saranno le risorse e le condizioni per riqualificare l’offerta attuale (è stato portato il caso di una scuola fatiscente che andrebbe ristrutturata, invece che pensare a nuove realizzazioni).

Qualcuno ha manifestato il timore che alcuni meccanismi del Piano che moltiplicano le possibilità volumetriche nelle zone adiacenti alle stazioni delle linee metropolitane e ferrovarie imponendo un indice minimo possano portare  a stravolgere la fisionomia e l’equilibrio urbanistico di quartieri come il QT8, ma su questo punto i relatori hanno escluso che in questi quartieri che il PGT classifica come aree di pregio urbanistico, potranno essere alterate le caratteristiche tipologiche della cosiddetta città giardino.

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quartiere Aler via Gallarate Milano2.jpg

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