Mercoledì scorso, alla Casa della Cultura di Milano, ho forse cominciato a capire che cosa questa destra al potere nella città ha in mente per i prossimi dieci anni di una delle maggiori metropoli europee. Mattone, in pratica e soltanto mattone. E poi forse persino un bel mercato di derivati, di permessi di edificabilità scambiati tra speculatori, titoli amministrativo-elettronici come mai se ne sono visti nella storia dell'urbanistica. E insieme una città povera di servizi, di verde, di nuove energie, di beni pubblici sostenibili. Una città sempre più povera per noi (ma illusoriamente ricca per lorsignori).
Il fondamento di questa operazione si chiama Pgt, piano di governo del territorio. Un programma pluriennale (5 anni formali ma di fatto 30 e oltre, per le nuove regole edilizie che statuisce) che definisce previsioni di sviluppo urbano e urbanistico, detta linee di intervento e definisce politiche, parametri e obbiettivi di fatto per i prossimi decenni in materia di urbanistica e gestione del territorio.
Il Pgt di Milano prevede, stando per esempio alle analisi esposte alle Casa della Cultura da parte di Antonello Boatti, Giuseppe Boatti e Sergio Brenna (tre docenti del Politecnico di Milano) un autentico diluvio di cemento sulla città, sufficiente ai suoi fabbisogni edilizi per almeno cento anni. Darà l'avvio a permessi di edificazione per milioni di metri quadri (in grattacieli) dove oggi si stende il polmone, in parte agricolo del Parco Sud. All'insegna della deregulation edilizia "densa" di aree oggi non abitate come tronchi ferroviari, caserme e quant'altro. Non solo, da quanto ho capito (e sono un neofita, ignorante, ma ho posto molte domande) la densità abitativa milanese, oggi nella media italiana, viene innalzata oltre i limiti. E vi è, a fondamento, una previsione a dieci-venti anni di una Milano che viene data in crescita di 400mila abitanti nei 5 anni prossimi.
In pratica: il Pgt punta su una Milano da "boom del mattone" continuato. I palazzinari avranno mano completamente libera, potranno "cubare" quanto vorranno, non saranno ostacolati da standard urbanistici (ridotti ai minimi termini) nè dal costo degli oneri di urbanizzazione (super-scontati), potrenno persino creare derivati immateriali sui permessi di edificabilità, la densità abitativa viene innalzata, il rapporto con il verde urbano e i servizi messo in assoluto secondo piano.
E il Pgt, altro elemento decisivo, è un piano che Milano si costruisce "egoisticamente" da sè. Non vi è accenno infatti a un'urbanistica di metropoli allargata, di un progetto concordato con l'hinterland, di una visione di conurbazione. Tanto mattone su Milano e basta. E tanto mattone speculativo. Senza qualità.
Rimando, come ho detto, ad altre presentazioni e ben altre analisi una disamina più appuntita e precisa del Pgt. Ma, come è stato osservato mercoledì scorso, l'idea che lo sottende è quella, ormai vecchia, di uno sviluppo solo via edilizia da palazzinari. E gli interessi dietro l'attuale maggioranza politica al Comune (e in Regione) coincidono perfettamente con questa impostazione.
Secondo Giuseppe Boatti il Pgt "non è emendabile, ma da rigettare". Domandiamoci infatti: è accettabile un piano di questo genere (che detterà le linee politiche di fondo in urbanistica anche alle amministrazioni future) in questo momento storico?
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Scrive Boatti su Repubblica-Milano:
Oggi, con il mercato immobiliare in evidente crisi, con una competizione economica internazionale sempre più dura tra sistemi paese e sistemi città e con uno stato finanziariamente sempre più povero, il nuovo Pgt continua a baloccarsi nella vecchia idea del mattone motore universale. Trascurando con ciò tutti i nodi veri. Qualche esempio dei nodi veri. Non si può più vivere in un' area metropolitana senza progetto di sistema, con centinaia di Comuni costretti a improvvisare ciascuno la sua musica, con una moltiplicazione delle spese e dello sciupio di territorio, e con la parallela, drammatica carenza dei servizi di natura intercomunale,a partire da quelli del trasporto pubblico. Non si può lasciare sostanzialmente intatto il nodo delle grandi inefficienze del sistema infrastrutturale (l' energia, gli aeroporti, il trasporto delle merci) e sperare che la macchina economica continui lo stesso a girare felice. Non si possono nemmeno lasciare languire o morire i pochi progetti di rilancio dei fattori di competitività urbana (la Biblioteca europea, il sistema museale, una attenzione specifica, che non è mai esistita, sul potenziale rappresentato dalle strutture dell' università e della ricerca). Infine, e soprattutto, non si può non vedere che la qualità e la vivibilità urbana sono considerate, oramai a livello mondiale e non solo europeo, uno dei fattori importanti per la cattura di quelle funzioni rare che, sole, possono garantire la sopravvivenza di qualche vantaggio per le nostre economie in crescente difficoltà. Per garantire ciò il mattone deve essere a servizio della qualità, e non viceversa.
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Vediamo: secondo Boatti saremmo al secondo fallimento previsivo. Il precedente Piano regolatore della città, sviluppato negli anni 80 da un'amministrazione di centrosinistra, è stato un flop totale perchè puntava tutto su una visione "industrialista" di Milano (in particolare sul recupero delle aree industriali dismesse) mai realizzatasi. Milano infatti, come tante metropoli d'Europa, in quei decenni ha vissuto un preciso trend di deindustrializzazione, e la visione del suo Piano regolatore è stata smentita dai fatti.
La visione retrostante di questo Pgt, orientato al secondo e terzo decennio del secondo millennio, è una visione altrettanto obsoleta di crescita edilizia della domanda abitativa. Del mattone puro e semplice. Travolge spazi verdi come il Parco Sud in onore di questo feticcio, prevede insediamenti verticali ovunque...ma è realistica?
Moltissime altre città europee, per i prossimi decenni, prevedono un futuro molto diverso, se non opposto. Una sfida sulla sostenibilità delle conurbazioni, le reti di servizi, la qualità della vita, l'energia, il risparmio e l'efficienza energetica, la produzione di cibo e risorse a chilometro zero, le infrastrutture culturali, di ricerca, le aggregazioni educative e tecnologiche....
Su questo blog vale il caso di rileggersi questo intervento di Jeremy Rifkin che in sostenza lega il futuro europeo dei prossimi vent'anni alla politica sulle città, alla loro trasformazione radicale in un mondo che si avvia, altrimenti, alla crisi permanente (e persino alla catastrofe) da esaurimento relativo delle principali fonti fossili.
Bene, il Pgt di Milano appare totalmente divergente con i piani regolatori (di conurbazione) che oggi si fanno a Monaco, Parigi, Berlino, Londra, Copenhagen. A Palazzo Marino si parla solo di mattone, e si condanna la città ad un futuro fallimentare, di discesa verticale del suo valore e anche della sua attrattività abitativa, se non (forse) per schiere di extracomunitari poveri che campano e camperanno in nero.
Infatti, già oggi orrende colate di cemento (come quella della stazione Garibaldi) hanno praticamente la certezza di restare vuote. Al punto da prevederne oggi, un futuro, solo come centri commerciali. Nuovo terziario avanzato privato? Zero. E lo stesso vale per il fallimento Zunino, per i guai di Ligresti e altri palazzinari della città. Il mercato gonfiato e speculativo dei fulgidi anni 2000-2007 pare irrimediabilmente arrestatosi e invertitosi di segno. Solo il Pgt continua a nutrire questo sogno-bolla di selvaggio capitalismo edilizio a crescita infinita.
Non prevedendo un progetto su scala metropolitana e di conurbazione (non pretendo un Pgt concordato tra 57 comuni ma sarebbe ciò che serve invece delle inutili Province), non prevedendo politiche per il passaggio di classe energetica degli edifici (il nuovo rigorosamente in classe A o A+ e il vecchio almeno passato in classe B), non prevedendo investimenti sulle reti ferroviare e di trasporto pubblico di conurbazione, e sui servizi evoluti, questo Pgt finirà per ridurre il valore di Milano, anzichè aumentarlo. Milano è già una camera a gas e di micropolveri, ma questo a Masseroli (assessore ciellino) e alla Brichetto-Moratti non interessa. Meglio un tunnel da Rho a Linate per consentire nuovo traffico fossile e velenoso.
Non c'è una idea sulla messa a valore della falda idrica (una benedizione naturale lombarda e milanese per la geotermia delle pompe di calore), nè sui tetti fotovoltaici, nè sulle strade attrezzate (qui un esempio, e di quanto potrebbero rendere e aggiungere valore), sulla mobilità ibrida o elettrica, sui campus universitari, sui teatri, sulle aree per un'ordinata e vivibile convivialità serale e notturna....solo per fare qualche esempio. Niente idee, solo mattone deregolamentato. E impoverimento prevedibile della città.
Qualsiasi costruttore edile che non sia uno speculatore, oggi, infatti, non mette un mattone su un altro se non per edifici almeno di classe A. Gli altri, dice, sono di fatto invendibili. Chi infatti si comprerebbe un appartamento in un colabrodo energetico che poi, per 20 o 30 anni, ti costringe a spese di riscaldamento e di gestione proibitive? Solo, forse, chi affitta a caro prezzo a disperati....
Chi, all'opposto, non verrebbe a vivere in un quartiere modello come quello di Malmoe, con le sue strade silenziose percorse solo da biciclette e veicoli elettrici (o ibridi a biogas), riscaldamento a pompe di calore condivise, energia eolica, acqua calda solare e tetti fotovoltaici in edifici piccoli e ben isolati. Malmoe negli anni 70 era una città cantieristica in crisi. Oggi i suoi quartieri sostenibili, popolati da professionisti danesi e svedesi, hanno fatto registrare un valore del metro quadro cresciuto di dieci volte in poco più di dieci anni.
Risultato: se le analisi dei Boatti e dei Brenna sul Pgt fossero passate in input a un valente staff di economisti questi potrebbero esercitarsi in istruttivi modelli di simulazione, basati su dati e trend europei. E qui faccio una scommessa su cosa ne verrebbe fuori, con ogni probabilità. Usando trend riconoscibili (e non la cieca fede nel Dio mercato) verrebbe fuori che la bozza di Pgt attuale contribuirà non all'ingresso ma alla repulsione degli ingressi abitativi pregiati a Milano, alla caduta dei valori immobiliari, a una città popolata di forza lavoro a basso costo, all'acutizzazione delle tensioni, a un impoverimento persino del suo ceto medio commerciale, finora pilastro primario della destra che domina il Comune. E a un Comune sempre più povero, deprivato della sua capacità di investimento e con entrate fiscali in calo strutturale.
Risultato: la destra che mangia se stessa. Un trasferimento di risorse future dai commercianti di Corso Buenos Ayres (che avranno meno clienti, e di profilo più povero) agli speculatori finanziari dei permessi virtuali di edificabilità (bolla), alle cooperative cielline e alla Compagnia delle Opere ammanicate varie, alle "Real Estate" presenti e future. Vi conviene, cari aficionados commercianti di La Russa?
E poi, quale giovane cervello scientifico o innovativo vorrà venire ad abitare in una metropoli sempre più brutta, diseguale, densa di cemento, cara, povera di servizi pubblici, di strutture culturali, con Università urbane trasandate e senza campus (si vada solo a Pavia per un confronto), con strutture sportive, parchi, aree ricreative e di socializzazione ridotte al lumicino, e confinate in tristi resse serali alcooliche lungo gli stretti navigli?
Certo, forse Ligresti o Cabassi costruranno per lui un grattacielo confinato (e recintato) nel parco sud a finta sostenibilità. Ma, una volta fuori da quel recinto per ricchi?
Quale città ci vogliono vendere? La nostra, quella per i nostri figli o quella di proprietà di Formigoni, Ligresti, coop bianche e dalemiane, di Goldman Sachs e speculatori (a debito) vari?
Per questo l'autentica guerra ostruzionistica ingaggiata dai consiglieri di opposizione in Consiglio Comunale (Milly Moratti. Basilio Rizzo, Pierfrancesco Majorino e altri dal Pd all'Idv) mi pare sacrosanta. Questo Pgt, per sua concezione di fondo, non è emendabile. Ma solo cancellabile. Ed è fondamentale che non venga nè adottato nè approvato. E che l'idea a medio termine di Milano sia così il terreno aperto delle prossime comunali (primavera 2011). Una grande e cosciente chiamata a scegliere il futuro della nostra città. Una discussione democratica sul nostro futuro, fino a un progetto umano e sostenibile e, insieme, all'elezione di coloro che dovranno (insieme a noi) attuarlo.
Aiutiamoli quindi, prima che sia troppo tardi. E che non cominci, con questo scellerato Pgt, il suicidio di Milano sull'altare dell'illusorio, e derivato, mattone capitalistico squilibrato.
P.s. Milano (a mio parere di giornalista specializzato in temi anche energetici e ambientali) deve ormai decentrarsi in una rete di municipalità in grado di coinvolgere, anche con opportuni incentivi, le comunità di cittadini in un progetto-rete di sostenibilità dal basso, di coscienza degli stili di vita, di valorizzazione degli spazi, di qualità crescente e di messa a coltura dei beni pubblici condivisi. Come avviene nelle migliori città d'Europa, da Malmoe a Friburgo. Altro che Pgt di Ligresti, Cabassi e Compagnia delle Opere.