Da milano.corriere.it:
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le tragedie
Due pedoni uccisi al giorno
La strage ignorata nelle nostre città
di GIANGIACOMO SCHIAVI 
Ci  sono cimiteri nascosti nelle nostre città: a un semaforo o sulle   strisce pedonali spunta ogni tanto un mazzo di fiori, un cero, un   biglietto d'addio. Ciao Andrea, hanno scritto i compagni di squadra di   un ragazzino falciato da un'auto sabato sera alla periferia di Milano.   Neanche ventiquattr'ore dopo una donna su un marciapiede è stata   travolta mentre passeggiava con il fidanzato. Storditi dalla banalità di   tante notizie ci stiamo dimenticando dei numeri di una strage che   avviene sotto i nostri occhi: ogni giorno sulle strade italiane muoiono   due pedoni, più di seicento ogni anno finiscono sotto le ruote di una   macchina che va troppo forte, non rispetta le strisce, è guidata da un   ubriaco.
Non bastano più gli allarmi lanciati con la ritualità di   chi sembra rassegnato alla constatazione: i pedoni travolti e uccisi  in  Italia stanno diventando un'emergenza che deve uscire dal cono  d'ombra  di un lungo silenzio. A fronte di una diminuzione complessiva  degli  incidenti, come testimonia l'ultima relazione dell'Automobile  Club, si  registra un aumento di quasi il tre per cento dei pedoni  morti. In  Europa siamo i peggiori. E Milano e Napoli sono le città dove  il rischio  di essere falciati è più alto che altrove.
Non c'è posto però nell'agenda della politica per il dolore che annienta un genitore, per il dramma di tante famiglie che si   consola appena nella solidarietà di un quartiere o di una comunità.   Eppure ci sarebbe da lanciare subito una grande campagna per rendere più   sicure le strade delle città, per inasprire le sanzioni contro chi non   rispetta le strisce pedonali. Qualcuno ha mai visto un vigile multare  un  automobilista che non si ferma per far passare una persona? Se uno   rallenta per un pedone, a Milano, a Roma, a Napoli, rischia gli insulti;   se poi si ferma a discutere con chi sta dietro, anche le botte. Non è   un segno di civiltà, questo. Ci allontana sempre più da un'Europa dove   l'attenzione per chi deve attraversare la strada è uno status sociale.   Se non si proteggono i pedoni e anche i ciclisti, non abbiamo nessuna   speranza di migliorare la sicurezza e la vivibilità delle nostre città. 
Ci sono scelte educative che vanno rafforzate, misure preventive che   devono essere incentivate: e serve la tolleranza zero per chi adotta   comportamenti pericolosi quando viaggia con l'auto in città. Il rispetto   di certe regole può ridurre i rischi, e anche i pericoli. Le   associazioni dei familiari delle vittime, che si battono per quel   civismo che a volte può salvare una vita, ci chiedono di non lasciar   cadere, un'altra volta, l'allarme nell'indifferenza.
01 febbraio 2011