Milano e il PGT – Considerazioni sulla Milano che vorrei
Non mi è stato possibile, data la mole del documento (non facilmente reperibile) ed una mia mancanza di tempo, consultare il testo del PGT, al fine di conoscere quanto è stato previsto per la nostra città o per la zona in cui abito (la “4”), ma ho letto recentemente alcuni servizi giornalistici riguardo a questo tema.
Posso pertanto inviare solamente alcune mie osservazioni o considerazioni di carattere generale, riguardo alla città di Milano:
1) Credo che non si debba eccedere nell'aumentare la volumetria degli edifici, nè trasformare la città od interi quartieri di essa in un insieme di grattacieli: data la pre-esistente configurazione urbanistica della città e del suo "hinterland" (rete viabilistica e dei trasporti) il fatto di costruire dei grattacieli (i quali - presumibilmente sarebbero destinati a servizi-uffici pubblici o privati) inevitabilmente richiamerebbe maggiori volumi di traffico automobilistico e non basterebbe programmare capienti e sufficienti garage sotterranei o parcheggi di superficie per la sosta dei veicoli di chi lavori in tali edifici o vi acceda per altri motivi di lavoro o di affari; il problema è che la rete viaria non sarebbe in grado di sostenere l'aumento del traffico da essi generato, nè si pensi di poter stravolgere l'assetto di intere zone o quartieri per nuove strade od assi di penetrazione.
2) Va salvaguardata la bellezza architettonica di molti quartieri o vie della città , rispettando le volumetrie esistenti e gli stili architettonici con cui sono stati costruiti nel tempo gli edifici: mi riferisco ai quartieri edificati nel corso del XX° secolo, dalla cerchia dei bastioni spagnoli alla circonvallazione esterna filoviaria 90-91, e specialmente ai molti edifici di stile "liberty" di inizio secolo XX°, fortunatamente risparmiati dalle distruzioni belliche degli anni '43-'45 e testimonianza storica della borghesia industriale milanese dell'inizio del secolo scorso.
Purtroppo, con la scusa del recupero dei sottotetti, si sono compiuti negli anni recenti e si stanno compiendo tuttora degli scempi, consentendo la sopraelevazione di moltissimi edifici d'epoca mediante l'aggiunta di abbaini, che sono un vero pugno in un occhio per chi abbia un minimo di buongusto. Diverso sarebbe sopraelevare (nelle giuste misure) usando lo stesso stile dell'edificio sottostante!
3) Nelle zone periferiche di recupero di aree dismesse, nelle quali si procede alla costruzione di edifici multipiano (10 piani e più), gli edifici sono troppo addossati l'uno all'altro: vedo, ad esempio passando col treno dalla Stazione di Rogoredo, le costruzioni di una prima parte del quartiere S. Giulia - ex-Redaelli: quegli edifici, tenendo conto della loro altezza, sono troppo addossati l'uno all'altro.
Occorre quindi stabilire regole per dare quell'armonia necessaria nel rapporto spazio libero/spazio costruito. Io abito nel quartiere Forlanini-Monluè, costruito dall'IACP negli anni '60: esso mi sembra un valido esempio di rapporto tra edifici costruiti/spazio verde circostante. Credo che così debbano essere anche i nuovi quartieri della Milano futura!
4) Penso anche che non si debbano costruire edifici multipiano all'interno di quartieri sorti in passato per essere "quartieri-giardino" ed occupati tuttora da un insieme di villette di uno/due piani. Spero che Milano non ceda all'ingordigia degli speculatori immobiliari e non ripeta quanto avviene (od è avvenuto) in città come Buenos Aires, ove quartieri, creati nei primi decenni del XX° secolo nelle zone allora periferiche della città ed conservanti tuttora esempi pregevoli di stile "art nouveau" e realizzati con la costruzione di villette o di piccoli edifici, vengono ora sistematicamente distrutti con l'abbattimento degli edifici esistenti e l'edificazione, al loro posto, di anonimi condomini multipiano.
5) Altro aspetto è quello di non consentire la costruzione di edifici destinati ad uffici o servizi nelle immediate vicinanze di quartieri residenziali, perchè gli edifici destinati al terziario comportano un aumento della presenza di autoveicoli anche nelle vicine zone residenziali. Ne è un esempio l'edificio in vetro costruito alcuni anni fa all'angolo fra la via Cavriana ed il v.le E. Forlanini (edificio ormai totalmente occupato da uffici e servizi ed ampliato negli ultimi mesi con l'aggiunta di nuovi "moduli" sul terrazzo del 2° piano [a proposito il Comune di Milano è al corrente dell’ampliamento ora avvenuto e ciò al fine dell’aumento dell’introito dell’ICI e di imposte varie dovute?] ): la presenza di tale edificio ed inevitabilmente di addetti lavorativi provoca infatti, nelle ore diurne, la mancanza di spazio per il parcheggio delle autovetture dei residenti in via Facchinetti.
Infine due note di carattere sociale: a) mancano case di abitazione (civili e non di lusso) per i cittadini e per le famiglie a reddito medio-basso; b) inoltre, nell'evoluzione in corso della composizione della popolazione italiana, in cui aumentano sempre di più le persone anziane, sarà utile favorire che le famiglie (con reciproco vantaggio anziani-giovani, nonni-nipoti) si tengano in casa i propri anziani (come avveniva una volta). Ma questo come potrebbe essere possibile se le unità abitative sono quasi sempre di dimensioni ridotte (per la maggior parte composte da 2-3 locali)? Sarà quindi opportuno costruire, anche nell'edilizia economica e/o convenzionata, appartamenti sufficientemente ampli.
Piero Colombo – MILANO
20.11.2010