Dove non arriva  il buon senso sarà l’azzeramento del gettone, previsto per i consiglieri, a  decretare la fine per inutilità degli attuali Consigli di Zona? 
Il Testo Unico  degli Enti Locali prevede che  i Comuni,  come Milano, con popolazione superiore a 100.000 abitanti, istituiscano le  circoscrizioni di decentramento “quali organismi di partecipazione, di  consultazione e di gestione di servizi di base, nonché di esercizio delle  funzioni delegate dal Comune”. Ebbene, nella città dove i leghisti sono al  governo da anni il decentramento ha goduto di poche o nulle funzioni e poteri,  infatti non si è sentito nella definizione del PGT. Niente a che vedere con le  deleghe degli Arrondissement di Parigi o dei Municipi di Roma. A che servono  dunque le Circoscrizioni a Milano? Nella maggior parte dei casi a confermare la  funzione dei rappresentanti locali dei capicordata di partito presenti  nell’amministrazione centrale e, a salire, in Regione e nel Parlamento. Non  servono ad una partecipazione informata ai processi che disegnano la città e  allocano le sue funzioni, non servono da supporto alla straordinaria riserva  civica del volontariato e dell’associazionismo. Non servono a fare incontrare  risorse e personale dell’amministrazione con i cittadini che vogliono segnalare  problemi e anche contribuire alla loro soluzione. Non servono a consentire una  partecipazione informata dei milanesi alla cura della propria città. Se invece  le precedenti venti sedi del decentramento divenissero uno spazio pubblico per  l’accesso ed il contributo della sussidiarietà, con modalità partecipate per  definire i processi di soluzione delle questioni, con una quota di sovranità e  di bilancio ben definita, le istituzioni pubbliche verrebbero vissute con una  prossimità responsabile.