Credo che chiunque (Carabinieri, Polizia, Vigli Urbani, Vigili del Fuoco, amministratori della Zona 2, associazioni locali, la parrocchia, i commercianti del quartiere, i residenti e chi più ne ha più ne metta) ad eccezione, sembra, di chi ci amministra (che forse ha la memoria corta), sia perfettamente al corrente delle quotidiane, abominevoli condizioni di vita e dei problemi che ci sono nello stabile "ex-residence" di Via Cavezzali 11: si segnalano episodi di violenza (uno risale a pochi giorni fa: una donna è stata inseguita per strada e malmenata), giri di prostituzione, miseria e chissà cos'altro. E' una lunga storia, ormai. Una storia senza fine e, pare, senza speranza. Tutti i giorni c'è n'è una. Le forze dell'ordine sono già intervenute più volte, continuano ad intervenire, ma non c'è niente da fare, la situazione sostanzialmente non cambia. I cittadini che abitano di fronte a questo stabile dell'orrore e della paura tutti i giorni assistono, dalle loro finestre, a scene di degrado che non dovrebbero accadere in nessun posto del mondo, tantomeno in una città come Milano (un tempo avrei detto "la nostra Milano"). Ormai rassegnati di fronte all'apparente impotenza ed insensibilità delle Autorità (peraltro molto solerti nell'adottare a tappeto altri provvedimenti come i parcheggi a pagamento, i quali forse, almeno lì, creano più disagi che vantaggi), molti stanno seriamente valutando di abbandonare la loro casa, il loro negozio, e andarsene via dalla città. I nostri figli, nati a Milano, dicono che, appena possibile, andranno a vivere lontano da Milano, lontano dalle brutture che vedono tutti i giorni sotto casa, lontano dalle Università i cui corridoi e cortili interni - e nessuno fa niente - sono frequentati dagli zingari (proprio così: mi riferisco all'Università degli Studi di Milano, in zona Lambrate: ma questa è un'altra storia), lontano da una vita che è diventata troppo complicata, lontano da problemi evidentemente irrisolvibili. Ecco qua, detto a malincuore, un bel manifesto per Milano. E anche questi fantastici strumenti di comunicazione di cui ci stiamo avvalendo: a cosa servono se poi non arrivano risposte?